Ho atteso qualche giorno per darmi ragione di qualcosa che, inizialmente, mi è parsa incredibile: l’avvocato Giuseppe Macciotta, noto professionista cagliaritano (ha assistito anche me e, per amicizia di allora, gratuitamente) è sembrato farsi asfaltare e smentire dall’ex Presidente della Regione sui finanziamenti pubblici allo Stadio del Cagliari. Macciotta aveva sostenuto che la Regione non aveva stanziato le somme, correggendosi poi nella direzione della mancata conclusione dell’iter amministrativo; Solinas gli aveva risposto snocciolando tutti gli atti compiuti e pubblicati. Mi sembrava, e avevo ragione, stridente che questo fosse potuto avvenire e infatti la verità è che Macciotta e Solinas non si sono parlati tra loro, ma si sono rivolti, ognuno a modo proprio, a due soggetti distinti e congiunti: Fratelli d’Italia, partito dell’ex sindaco di Cagliari Truzzu, e Giulini, presidente del Cagliari.
Anticipo la conclusione di questo articolo, così tutti possono capire: non si trova, e giustamente, un solo dirigente del Comune di Cagliari che voglia firmare una determinazione con la quale si assegnano milioni e milioni di euro direttamente alla società di Giulini.
La cosa non solo è giusta e prudente, ma è sacrosanta.
Sono tra i pochissimi che da sempre hanno sostenuto che se le istituzioni mettono soldi in un’infrastruttura, questa deve essere pubblica e non privata.
Sono sempre stato nemico dei magheggi per i quali i soldi provenienti dalle casse pubbliche aumentano il valore e il patrimonio di società private.
Non solo: ho sempre sostenuto che l’unico Accordo di Programma che andrebbe tempestivamente realizzato è quello che riguarda l’intero quartiere di Sant’Elia, a partire però dai palazzoni, che andrebbero demoliti e ricostruiti in forme e decoro più avanzati.
Non è vero che basterebbe costruire un attrattore di ricchezza, come potrebbe essere uno stadio nuovo, e magicamente il quartiere si rinnoverebbe.
O meglio: è vero anche questo, ma è il modo del rinnovamento che cambierebbe, perché in questo secondo caso la qualità sociale del quartiere si rinnoverebbe per espulsione e non per integrazione (ma questo anche il responsabile della Caritas Marco Lai, che pure è di bocca buona e che mi rimprovera di avergli rimproverato l’attività di lobbing con cui si procura a ogni finanziaria regionale i soldi per le sue attività, non lo accetterebbe).
Quindi, per capirci, Macciotta, che conosce il Palazzo di Giustizia, anche quello drummiddu di questi anni, ha detto a Giulini: “Caro, tu sei un azzimatissimo presidente di serie A, ma io non sono coglione e non faccio cose contro la legge sull’onda della piazza. Quel tal signor Solinas con cui tu hai trattato, ha dato i soldi al Comune, non al Cagliari Calcio e glieli ha dati in modo tale che ora è impossibile girare l’assegno a te”.
Di contro Solinas ha detto a Truzzu: “Carissimo camerata, come vedi ho mantenuto l’impegno: ho stanziato la vagonata di soldi sui quali tu e il tuo annoissimo partito vi eravate impegnati con Giulini, ma l’ho fatto come prevede la legge, cioè non dando i soldi alla società di Giulini che, come tu puoi ben cameratescamente immaginare, se avesse avuto in pancia un contributo pubblico di cinquanta milioni di euro e uno stadio urbanisticamente assentito, avrebbe visto il valore della sua società schizzare in alto e avrebbe potuto anche essere tentato di vendersela, prima o poi. Così ho pensato bene di piantarvela bene in fessura, ho stanziato i soldi, ho firmato e pubblicato l’Accordo di Programma ma non ho procurato un indebito vantaggio a un privato grazie alla finanza pubblica”.
Che le cose siano andate come vi ho raccontato è confermato dalla sequenza di alcuni eventi.
Questa è la seduta del 24 settembre scorso del Consiglio Comunale di Cagliari. Al minuto 17:37 l’assessore Macciotta annuncia che il giorno dopo ci sarebbe stato un incontro tra il sindaco Zedda (quello che ha tradito Soru, il Che Perlage di Cagliari) e Giulini.
Giulini, dal canto suo, il 4 ottobre scorso scrive: “Da anni stiamo facendo tutto il possibile – sacrificando tempo ed investendo risorse [santi subito!] per dare a Cagliari [cioè a loro, a lui, a Giulini e alla sua società] un nuovo stadio. Chi di dovere [cioè Zedda-Che (il Che viene da Guevara) Perlage, Macciotta, Todde] dimostri presto [altrimenti ci arrabbiamo!] se lo si vuole fare davvero o se siamo destinati a rimanere incagliati nella burocrazia [cioè nel diritto]“. Evidentemente, qualcosa è andata storta.
Zedda-Che Perlage ha tanti difetti, non quello, però, della stupidità e uno come lui che ha fatto diventare Presidente dell’Ente lirico l’ex magistrato che lo ha condotto fuori dalle secche del pasticciaccio dell’Ente lirico, assessora la giornalista che lo difese con i denti e con le unghie e assessore allo Sport (non a caso) il suo avvocato, non rinuncerebbe mai per Giulini e per nessuno, a questo cordone sanitario che ha costruito intorno a sé per evitare con accortezza ogni minimo dubbio di illegittimità o di illegalità. Per cui, posso immaginare dove ha appeso il comunicato di Giulini.
Solinas, dal canto suo, non ci sta a passare per colui che ha affossato il progetto, semmai vuole e pretende di essere ricordato come colui che lo ha messo sui binari della legalità, magari ridendo al pensiero del sangue pesto di Giulini che si trova a dover gestire denaro pubblico secondo il diritto e non secondo il suo gusto.
Ad ogni buon conto, ecco un po’ di atti:
qui la Delibera della Giunta sull’Accordo di Programma;
qui l’Accordo di Programma;
qui la pubblicazione sul Buras.
Vede professore, è probabile che io non sia stato baciato dal dono della chiarezza nel lungo primo testo, e faccio ammenda per l’estensione eccessiva. Ma ripensandoci e rileggendo, non le ho attribuito nulla con superficialità, ho soltanto parlato di errori, Tutti sbagliano, io più di chiunque altro.
Credo di doverle, se permette, una riflessione sul periodo antecedente il 2014 legato all’argomento. Ci sarebbe da discutere parecchio, cominciando dal famosissimo esposto degli “Amici dei fenicotteri” che innescò il caos Is Arenas. Se può interessare il mio parere – ribadisco il “se” – a qualcuno (e non so chi, giuro) l’idea di ritrovarsi col cerino acceso in mano ovvero col rudere abbandonato dal Cagliari calcio, non deve essere piaciuta granché, ed è esattamente quello che stava succedendo. Laddove ho spiegato che della cosa mi sono affascinato a partire dal 1999 le pare che non abbia mai confrontato le mie idee anche con Massimo Cellino? A voglia. Pure col sindaco, assessore allo sport, assessore ai lavori pubblici del Comune di Torino quando è nata la querelle Delle Alpi. Ne avrei da raccontare (l’ho fatto parecchie volte in altre sedi) ma non voglio annoiare nessuno.
Cellino è stato bistrattato? Decisamente sì, a mio modo di vedere, calcolando anche come sono finite le conseguenze giudiziarie. Ma c’è uno spartiacque che impedisce di paragonare il trattamento a lui riservato a quello destinato al suo erede presidenziale: la 147/2013. Proprio nei giorni dell’approvazione della legge, l’ex patron aveva preso la decisione di andar via, aveva adocchiato prima il West Ham e poi il Leeds e commise l’imperdonabile errore di uscire dalla nostra scena dicendo “vado a guidare una Ferrari al posto di una 500”. Una cosa del genere, da (anche) vecchio tifoso non la permetto a nessuno, fosse pure il papa. Comunque, lui ha mollato quando invece sarebbe dovuto rimanere e usare quella legge. Che non è perfetta, ma che gli avrebbe permesso di farlo il nuovo stadio.
Ultimissima e concludo promettendo che non importunerò ulteriormente questa pagina: le sembrerà strano, ma uso un nick esclusivamente perché non ho nessuna voglia di apparire nel senso filosofico del verbo, e non perché non sia in grado di dare paternità alla mia competenza su questo argomento. Grazie ancora per lo spazio concesso, rinnovo gli auguri per ogni migliore cosa.
Non contesto minimamente la sua competenza, che non intendo eguagliare, ma contesto ciò che lei mi attribuisce con eccessiva superficialità. Per il resto, ha ragione, non ho riservato a tutti il trattamento che lei ha subito. È stato vittima di una saturazione, ma l’anonimato proprio non lo capisco.
Non oso misurarmi con nessuno, a differenza di molti ho contezza dei miei infiniti difetti e non mi permetto di fare lezioni, se non su cose che conosco molto meglio di tanti altri e questa la conosco meglio di tutti, che le piaccia o no, pure di lei e spiace che su questo argomento il suo approccio sia alla stregua del famoso “osservatore”, ma tant’è.
Leggo post di autori con svariati nick ai quali non ha riservato lo stesso trattamento, in ogni caso grazie per gli aggettivi che mi ha dedicato.
Le auguro le migliori cose.
Egregio Dark, la ringrazio per la lezioncina e la disprezzo con tutto il cuore per l’anonimato. Detto questo: rilegga quanto ho scritto, poi si rilegga, e poi legga le cronache che raccontano dell’intreccio tra Comune e Cagliari Calcio per arrivare all’elaborazione della proposta di PF di cui Lei parla. Infine si chieda se a Lei questa pare una limpida procedura di PF. Nella sua ricostruzione manca un passaggio: lo scontro Cellino Zedda che portò Cellino prima a Quartu e poi in galera. Cellino voleva fare lo stadio, quello grande con i suoi soldi e chiedeva esattamente, sul piano urbanistico, ciò che poi è stato concesso a Giulini, dopo che Cellino è diventato un pregiudicato. Non mi risponda se non si firma. Ne ho le tasche piene delle persone che si mettono una maschera e poi pretendono di essere ritenuti credibili.
Leggo diverse inesattezze. Se mi è concesso, vorrei dare un contributo affinché siano chiari alcuni dettagli.
Intanto, c’è una legge dello stato, la 147 del dicembre 2013 che fra le mille cose che aveva in pancia ha pure determinato una regolamentazione sulla costruzione o ristrutturazione delle infrastrutture sportive normando per la prima volta qualcosa che in precedenza era soltanto caos totale. Che quella legge piaccia o no, tuttora è la regolatrice della materia. Fu un merito (?) del governo Renzi, e non sono mai stato così amante di quel governo (ma pure degli altri eh).
Fatta la premessa, si passa al primo errore gentile professore. La struttura in oggetto, chiamiamola col suo nome “nuovo stadio” è pubblica. Non è privata: la sua proprietà non sarà mai in nessun caso di un soggetto privato ma resterà parte del patrimonio del Comune di Cagliari. E se qualcuno le dice il contrario lei risponda annunciando la scoperta di qualche allevamento di unicorni rosa, la validità non sarà diversa. Struttura pubblica affidata in concessione pluridecennale (nel caso di specie, si parla di 55 anni).
Conseguente al primo errore, c’è il secondo. I soldi del finanziamento pubblico (10 milioni dal Comune e 50 dalla Regione) non vanno mai al Cagliari calcio: andranno alla società che vincerà la gara d’appalto europeo nell’ambito del financial project allegato al progetto della società proponente secondo la 147/2013. Per quanto sia abbastanza ovvio che a vincere quella gara sarà non il Cagliari calcio ma il consorzio di cui il Cagliari calcio fa parte (il percorso lo descrive la legge di cui sopra, che consente al proponente di pareggiare una eventuale offerta migliore e portarsi a casa l’appalto). Teoricamente però, io e lei potremmo presentare un’offerta migliore e vincere la gara europea: in quel caso i finanziamenti facenti parte del financial project sarebbero del nostro consorzio vincente.
Poi c’è un vizio di fondo che sarebbe utile chiarire una volta per tutte, perché quando si parla di finanziamento pubblico per il nuovo stadio storcendo il naso (lo fa e con accanimento un giornalista a lei abbastanza simpatico in un suo famoso blog…) ci si dimentica sempre della genesi. La riepilogo,
Il Cagliari calcio nel 2017 presentò un primo progetto dove intendeva costruire al posto del rudere Sant’Elia uno stadio da 23mila posti al coperto, con annessi servizi pubblici di natura sportiva e altri come ristoranti, cinema, albergo e un centro commerciale. Costo allora previsto, 70 milioni di euro tutti a carico del club. L’iter di questo progetto era appena cominciato nel 2019 quando la politica, tanto quella comunale tanto quella regionale, “chiese gentilmente” al Cagliari di rivedere il progetto adeguandolo alle norme Uefa di fascia 1 per consentire al capoluogo di entrare nel lotto delle città ospitanti di Euro 2032, allora previsto da organizzarsi interamente nel Belpaese.
Il Cagliari calcio malauguratamente si lasciò convincere, nonostante qualche raccomandazione a star lontano dalla politica. Comunque, soltanto la revisione strutturale, servivano 30mila posti tanto per fare un esempio, più le altre modifiche per essere impianto Uefa di fascia 1, portarono il costo a salire ben sopra i 100 milioni. Il Cagliari calcio sarebbe stato soccorso dal finanziamento promesso e proprio soldi aggratis non sarebbero stati visto che alcune aree della nuova struttura sarebbero state messe a disposizione dei due enti finanziatori (per il Comune si parlava addirittura di spostarci alcuni uffici, con destinazione del suo finanziamento al capitolo demolizione del rudere).
Il guaio è che fra pandemia prima e guerra in Ucraina poi, i costi dei materiali sono schizzati alle stelle e più passa il tempo più aumentano. Il risultato finale è che lo stesso progetto rivisto dopo il 2017, oggi costa oltre 200 milioni. Regione e Comune ce ne metteranno sempre 60 in due, chi vincerà l’appalto anziché metterne 70 come previsto nel 2017 ne dovrà mettere esattamente il doppio: 140. A oggi si intende. Perché se continua il balletto sul PAUR che non viene rilasciato, si finirà per vedere lievitare ancora più la spesa.
Morale della favola? Dipendesse da me, mi rivolgerei a un comune dell’hinterland, comprerei il terreno, rispolvererei il progetto dei 23mila posti: spenderei decisamente meno dei 200 e passa milioni odierni, e con perfido gusto lascerei a Comune (e Regione) quel rudere per il quale dovrebbero spendere soldi veri, da sottrarre ad altre necessità. Il Cagliari ha sbagliato a dare ascolto a quel caloroso invito. Ma la politica quando mette mano sul pallone qualche casotto lo crea immancabilmente.
Annotazione conclusiva affinché non ci siano sbagliate interpretazioni: l’attivismo del presidente Giulini (al quale calcisticamente ne dico tante e senza troppi peli sulla lingua) dipende dal fatto che lui è il “proponente” secondo la 147/2013. Insomma, gli tocca per ruolo e non solo perché interessato al progetto come utilizzatore del nuovo stadio.
Soltanto con l’idea di spiegare il motivo di questo mio intervento, posso dirvi che di stadi di proprietà (come genericamente li si definisce, visto che eccetto il caso Juventus, che peraltro conosco benissimo, si parla di impianti in concessione pluridecennale) ho iniziato a interessarmi nel 1999. Insomma, non è materia a me ignota.
Cordiali saluti
Forse qualcuno ha dimenticato che lo stadio se mai si farà (???) serve alla città alla società ma soprattutto a quei disgraziati che vanno a vedere le partite e che sono in balia degli agenti atmosferici di ogni tipo (vento pioggia freddo caldo sole) ma tanto a voi di chi vi ha eletto non ve ne è mai fregato nulla
Come può leggere qui https://www.comune.cagliari.it/portale/page/it/nuovo_stadio_di_cagliari_prima_riunione_della_conferenza_di_servizi_per_la_via?contentId=NVT201137 Cagliari Calcio sono proponenti di una sorta di project che vede il Comune da una parte e dall’altra della barricata, come proponente e come valutatore dell’utilità pubblica. Un pasticcio, probabilmente possibile secondo il codice degli appalti (ma non ne sono per niente sicuro) ma molto imbarazzante sotto il profilo della trasparenza.
Egregio Professore, se prima ero appena appena sicuro di averci capito qualcosa, ora, dopo questo illuminante resoconto, mi rendo conto di essere un tonto sesquipedale. Provo a fare il riassunto, e le chiedo di correggermi:
a) la Regione stanzia una bella vagonata di milioni per fare il nuovo stadio;
b) non li stanzia però al Cagliari Calcio (né, direttamente, potrebbe, ex lege), ma al Comune di Cagliari;
c) il quale Comune, per realizzare l’opera, non può (a sua volta, e per gli stessi motivi) destinarli direttamente al Cagliari Calcio: sia perché sarebbero un regalo non dovuto a una società privata, sia perché i soldi, visto che sono pubblici, dovrebbero servire a realizzare una proprietà pubblica;
d) si dovrà quindi – ovviamente – passare per il classico Bando, al quale non è detto che il Cagliari Calcio, partecipi, vinca e realizzi l’opera;
e) in ogni caso, ammesso che l’opera venga realizzata (da chicchessìa) e che questo o quello (come succede ormai spessissimo e per importi molto minori di quello in questione) vengano indagati per anni e il lavori vengano così bloccati per decenni, il Cagliari Calcio sarebbe niente altro che un banale affittuario.
Domanda finale: ma com’è che allora tutti (nessuno escluso) hanno sempre parlato e continuano a parlare dello “Stadio del Cagliari” e non dello “Stadio di Cagliari”?
E come se ne esce da questo guazzabuglio?
Mi illumini, se può.
Egregio avvocato, quindi confermi che è l’Accordo di Programma di Solinas ad aver mantenuto l’impianto normativo per il quale lo Stadio sarà “di indubbia proprietà comunale”, come pure confermi che non è detto, in linea teorica, che sia il Cagliari Calcio a aggiudicarsi la procedura di evidenza pubblica che poi vedrà una società privata concorrere ai costi di costruzione. Bene, non è per niente questa la percezione generale del percorso e gli stessi toni della società calcistica non vanno nella direzione di un apprezzamento di questo iter, ma tant’è. Noto con piacere che nella tua risposta eviti accuratamente di nominare il Cagliari Calcio. Apprezzo la tua prudenza, ma il Cagliari Calcio in questa vicenda c’è e in modo pubblico e notevole. È il Cagliari Calcio che sovrastima il suo ruolo o siete voi che lo minimizzate per cautela normativa o per immagine pubblica? In ogni caso, una qualche spiegazione è necessaria: il Comune ha negoziato col Cagliari Calcio per anni, in due consiliature: adesso la società è già partner del Comune o è derubricata a potenziale partner o solo potenziale partecipante ad un bando? Certo, c’è da aspettare il bando e, quando sarà pubblicato, lo leggeremo tutti con grande piacere e attenzione, ma non è che i mesi trascorsi a negoziare col Cagliari Calcio siano stati acqua fresca, non ti pare?
Quanto alla tua devozione alla Giunta Todde, che in otto mesi non è riuscita a fare il decreto di cui parli e per questo tu hai attaccato Solinas e non Todde, ho imparato a conoscerla e la trovo, per usare termini a te cari e per me orripilanti, irrispettosa della tua storia, per un lungo tempo capace di coniugare militanza e spirito critico.
Per il resto, contento tu della prossimità alla magistratura cagliaritana, contenti tutti; dal canto mio respingo malizia, improprietà e mancanza di rispetto. Rivendico indipendenza e distanza da un potere che a te piace tanto omaggiare e che io invece temo come il fuoco (come ben sai) e di cui cerco di illuminare azioni e tentazioni. Io non chiamo piaggeria interessata il tuo atteggiamento, gradirei che tu ti astenessi dall’addebitare a me la malizia che non ho.
Io credo che nn ci sia volontà da parte di tutti di risolvere il problema stadio….tanto più spendere risorse pubbliche dai nostri amministratori..bisogna decidere una volta x tutte se lo stadio debba essere pubblico o privato…se è pubblico deve spendere lo stato…viceversa se privato spenderà in questo caso il cagliari nn vedo soluzioni o mix pericolosi….Cellino solo perché ha spostato il cagliari a quartu ha rischiato la galera….è lui voleva spendere di tasca sua
Mi spiace dover dissentire dalle tue considerazioni ma l’interpretazione del mio pensiero che proponi, sul tema nuovo stadio, non mi trova assolutamente d’accordo. Sono recentemente intervenuto sulla questione esclusivamente per rispondere ad un comunicato di alcuni consiglieri comunali della Lega (che accusavano del tutto ingiustamente l’attuale amministrazione regionale di non meglio precisati ritardi nella gestione della vertenza stadio) per precisare che il mancato trasferimento dalla Regione al Comune dei fondi stanziati per il nuovo stadio conseguiva alla mancata emanazione da parte del Presidente Solinas del decreto, contemplato dall’accordo di programma e indispensabile per rendere esecutivo lo stesso accordo. Adempimento pacificamente non attuato dal Presidente della Regione dell’epoca ed al quale si appresta ora a far fronte la Presidente Todde, terminate le opportune e doverose verifiche, rendendo così possibile il trasferimento al Comune di Cagliari dei fondi stanziati dalla Regione per il nuovo stadio e consentendo che l’iter burocratico per la realizzazione dell’impianto compia un ulteriore passo in avanti verso l’attuazione di una complessiva iniziativa che reputo di grande importanza per la collettività. Ciò in quanto, per me personalmente (e questo è assai poco importante) ma soprattutto per il Comune di Cagliari e per i funzionari comunali che da anni si dedicano con encomiabile passione e competenza a questo progetto, si tratta di un’opera strategicamente fondamentale, inserita in un quadro normativo collaudato, ripetutamente attuato in passato, e, anche in questa occasione, rigorosamente osservato. Gli interventi che verranno realizzati sono destinati infatti a un impianto di indubbia proprietà comunale (e non certo di pertinenza della società privata che risulterà aggiudicataria della realizzazione e della gestione del bene a conclusione della procedura ad evidenza pubblica e che concorrerà con cospicui investimenti propri a sostenerne il relativo costo di costruzione), che verrà incrementato nel suo valore e nelle sue funzioni, contribuendo, unitamente a tutte le opere contemplate dall’accordo e dalle relative previsioni urbanistiche, ad una riqualificazione del quartiere di Sant Elia.
Riqualificazione – peraltro già in corso di attuazione da parte di questa amministrazione comunale per quanto attiene ai servizi, agli impianti e alle opere di illuminazione pubblica – attesa invano da anni.
Il tutto nella consapevolezza della piena legittimità giuridica e contabile di questa significativa intrapresa.
Proprio per questo il surreale dialogo con il Presidente Giulini che mi attribuisci è frutto esclusivo della tua immaginazione e non rispecchia minimamente il mio pensiero: ritengo infatti pienamente ossequioso della legge il percorso fino ad ora attuato, percorso che auspico possa essere portato a compimento, senza timori di sorta di possibili interventi della magistratura sulla vicenda da te maliziosamente, impropriamente ma soprattutto irrispettosamente evocati.
Ricollegandomi a quanto detto prima: (se ricordo male qualcuno mi corregga) il presidente Cellino presentò la sua proposta in consiglio comunale, laddove dichiarava di non ambire a contributi pubblici bensì unicamente alle sue disponibilità economiche. Il progetto prevedeva demolizione e rifacimento dello stadio (tipo quello della Juventus) quindi con annesso centro commerciale e varie aree di intrattenimento per famiglie e bambini in attesa della partita, a patto di una concessione dell’area pubblica congrua all’investimento. In consiglio qualcuno obiettò “eh, ma allora si vuole arricchire di più…e poi a cagliari ci sono già troppi centri commerciali…(sigh..). Di più non so!
Egr Prof,
parto da un punto :gli stadi di Milano, Napoli, Firenze,ecc.., lo stesso S. Elia, sono di proprietà comunale, Fanno eccezione gli stadi ove giocano gli zebrati torinesi e udinesi (privati) e l’olimpico romano di proprietà di una spa con azionista unico il Ministero Econ. e Finanza. Qui a Cagliari si inizia una disputa senza senso. Lo stadio è i centri polivalenti annessi, è lapalissiano, devono restare di proprietà pubblica e dati in concessione a privati tramite asta pubblica al miglior offerente. Se un privato lo vuole di sua proprietà se lo costruisca con i suoi soldini! . Punto.. Ma c’è un ma grande quanto uno…. stadio! Siamo certi che Zedda il Grande camaleonte voltagabbana voglia realmente costruire l’impianto e che si mimetizzi dietro le considerazioni di un noto legale per formulare ipotesi confuse di concessioni /donazioni che tali non sono, ma che servono per intorpidire le acque e confondere le responsabilità su quella che è la mia previsione in stile manzoniano: questo stadio non s’ha da fare, né oggi né mai!!! Ci si arzigogola su pretestuosi argomenti procedurali /amministrativi per poi tutto finire come forse il camaleonte spera, in una bolla di sapone! Tutto ciò alla faccia di un quartiere che vede la possibilità di una ripresa sociale ed economica in un impianto che sarebbe punto quotidiano di frequentazione per acquisti e divertimenti per tutta l’isola (,non solo per i cagliaritani)!!
Cordialità
Egregio, nel paese in cui lo sport preferito è fare i fr**i col fondo schiena altrui, ogni tanto qualcuno si ribella e stringe ben strette le chiappe.
Non si è voluto autorizzare Cellino (per motivi abbastanza foschi) che pure era pronto a pagare di tasca propria.
Se Giulini vuole il nuovo business, pardon stadio, provi lui a cacciare fuori i quattrini ( ma i suoi). Saluti.
No, guardi, l’Accordo è scritto come ha voluto Solinas e cioè in modo che si tratti, appunto, del finanziamento di una normale opera pubblica. Ma non erano certo questi i desiderata di Giulini.
Scusi Prof., la sua mi sembra una ricostruzione un po’ fantasiosa.
L’accordo di programma prevede chiaramente che il Comune di Cagliari debba “gestire l’iter procedurale e amministrativo connesso all’approvazione della progettazione e alla esecuzione dell’intervento”. Ossia: 1) approvare il progetto esecutivo delle opere (presumo messo a disposizione del Cagliari Calcio), acquisendo i relativi permessi, nulla osta ecc..; 2) Appaltare l’opera pubblica secondo le vigenti disposizioni di legge; 3) gestirne l’esecuzione. Questo dice l’accordo di programma. Si tratta di un “normale” finanziamento Regionale per un’opera pubblica. Che le somme debbano essere trasferite a Giulini e/o al Cagliari Calcio, con conseguenti problemi di firma/illegittimità/illegalità ecc.., mi sembra una sua supposizione non avvalorata da alcun documento.
Qualche tempo fa’ Cellino voleva fare lo stadio con i suoi soldi ( i suoi) senza chiedere un euro uno né alla regione né al comune. Il comune di cagliari gli rispose picche e allora si spostò a Quartu e poi fini’ con i soliti esposti solerti dei sedicenti ambientalisti. Ultimamente Cellino ha ribadito un concetto molto chiaro, Giulini vuole lo stadio? Metta mano al suo portafoglio e la smetta di mungere i soldi pubblici. Or not?
Se e sottolineo se ho compreso correttamente il post , il tema autentico dovrebbe essere il rapporto che lega “decisione politica” e Normativa sui modi che la renda possibile(risorse, progettazione fattibile ecc ecc); tout court, il piano della “legalità”
Se è così e ,di primo acchitto (lo percepisco vagamente da uomo della strada) vi sarebbero le condizioni in cui dei “cittadini” , diciamo più consapevolmente aggraziati (formati è un bruttissimo aggettivo) potrebbero unire le loro forze per l’esercizio di un controllo politico amministrativo, diretto a quegli organi chiamati al rispetto della legalità.
Dopotutto ci si occupa di Ambiente e di speculazione Eolica in gruppi e comitati ma uno che si occupa di denunciare il rispetto di normative finanziarie , a quanto pare NON c è , non è mai esistito e, debbo riconoscerlo è quanto mai problematico affrontarlo.
Traduco: è facilissimo aprire bocca su eolico e Ambiente ma non è per niente facile farlo su questioni legate a normative Tuel di finanza pubblica.