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La Sinistra di Destra. Un caso ad Alghero

Posted on 18 Giugno 202518 Giugno 2025 By Paolo Maninchedda 4 commenti su La Sinistra di Destra. Un caso ad Alghero

La premessa è d’obbligo: chi si riconosce in quella versione del liberalismo, cioè del difficile rapporto tra libertà individuali e poteri pubblici, che è stato storicamente interpretato in Europa dall’azionismo, oggi in Italia non ha patria. Siamo tutti vittima della stupidità del bipolarismo, cioè non dell’alternanza e della governabilità, ma dell’obbligo di trasformare la politica in tifo riservato solo a due squadre e non di più.

È altrettanto noto come, ormai, l’elettore sappia bene che quando si è all’opposizione, si afferma come possibile ciò che si certifica irrealizzabile, quando si è al governo. Questo in Italia, e nel mondo, passa per realismo, ma per me era e resta l’espressione massima del cinismo ed è la causa principale della corrosione della democrazia e della sua apparentemente inevitabile evoluzione in forme semiautoritarie e leaderistiche di Stato e di potere, realizzate in nome del popolo (non a caso Deriu, per certificare il suo ruolo nella vittoria di Nuoro, si è identificato col capo militare dell’A Team, i mercenari di successo della fortunata serie tv).
Ebbene, nonostante tutte queste consapevolezze, sento ancora l’obbligo di togliere la maschera alle ipocrisie ostentate, perché quando si è in minoranza, il dovere principale è rimanere in vita e dare ragioni per esserlo.

Una delle caratteristiche della Sinistra all’epoca della Todde è affermare come giusto tutto ciò che avviene col suo consenso.
Mi spiego: sotto il tacco della pattuglia di incapaci che i Sardi hanno voluto alla guida della Regione, viene dichiarato lecito tutto ciò che avviene col suo consenso o che è rispettoso e devoto del suo potere; è bollato invece come illecito e riprovevole tutto ciò che avviene in dissenso.
È di Sinistra ciò che sta sotto il loro brand, è di Destra ciò che gli si contrappone.
Questo comporta che, con grande disinvoltura, si facciano cose tipiche della Destra italiana, quale l’alleanza e il reciproco riconoscimento tra interesse privato e potere pubblico di regolazione (che è come vedere mangiare insieme, prima della partita, l’arbitro e il capitano di una delle squadre in campo), come cose di Sinistra, la quale, invece, nel suo profilo ideale, dovrebbe disciplinare e separare le funzioni e le frequentazioni di chi fa le regole, da quelle di chi le applica legittimamente a proprio vantaggio.

È accaduto che l’assessore ai Lavori Pubblici Piu (quello che per ogni cantierino fa un comunicato stampa, ma che ancora non ha messo in campo alcuna visione strategica del gap infrastrutturale della Sardegna; quello che sotto la Giunta Solinas partecipava, al pari degli altri, alle famose tabelle di distribuzione dei contributi senza istruttoria che hanno intossicato le elezioni regionali 2024) sia stato la stella dell’inaugurazione di un locale sul mare nella costa di Calabona ad Alghero. Il locale ha aperto perché ha vinto in tutte le sedi di giudizio, tuttavia la sua storia amministrativa non è quel che si può dire un fatto lineare, ma direi piuttosto un fatto accidentato, che ha portato un tratto di scogliera ad essere sensibilmente e, a quanto si vede, non momentaneamente modificato. Se ne è occupato, a più riprese, il Gruppo di Intervento Giuridico cui si rimanda, ma a me l’intervento ne ricorda altri, realizzati nella zona di Palau, di cui mi occupai, da solo, una vita fa. Mentre la Guardia di Finanza faceva scattare illegittimi arresti e sequestri di navi, vi era chi si fotteva tratti di scogliera e nessuno poteva opporsi, grazie alla forza della bellezza dei residence frequentati da chi faceva le regole e da chi le doveva far rispettare.
Il problema delle coste e degli accessi a mare in Sardegna è una cosa serissima, che è sotto attacco da parte dell’interesse privato che inevitabilmente utilizza i punti deboli della legislazione vigente.
Il problema è della Sinistra (anche il fottitore di scogli della zona di Palau è di Sinistra, almeno ufficialmente, in realtà e per i fatti suoi alla grande!), la quale dovrebbe stare dalla parte di chi migliora le regole del gioco, non di chi ne sa utilizzare le falle.
Invece no.
La Sinistra di questi tempi sciagurati certifica come buono tutto ciò che la riconosce.
Ho perso amici per questo tristissimo atteggiamento. Vi è chi pensa che la bontà delle cose non dipenda dalle cose stesse, ma dalle persone coinvolte. Siamo tornati ai fori riservati: “Se sei dei nostri, sei giusto, se sei contro, delinqui”.
La Puglia è scivolata in un brutto girone politico-giudiziario per questi comportamenti e il Nord Sardegna mi sembra ormai preso da una morsa politico-amministrativa nella quale l’unica strada residua, per l’esercizio pieno della libertà e del diritto, è quella della radicale opposizione civile, perché non c’è un millimetro di potere e finanza pubblica che non sia ormai geometricamente controllato e finalizzato al consenso e al mantenimento del status quo.
Non è democrazia: è feudalesimo e oscurantismo e noi siamo antichi libertini (prima che qualcuno dei lettori mi scassi il pendulo centrale oscillante con correzioni sulla parola ‘libertino’, invito tutti a leggere e a informarsi adeguatamente).

Amministrazione, Vetrina

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Comments (4) on “La Sinistra di Destra. Un caso ad Alghero”

  1. Antonio ha detto:
    18 Giugno 2025 alle 12:48

    ” Il problema delle coste e degli accessi a mare in Sardegna è una cosa serissima, che è sotto attacco da parte dell’interesse privato che inevitabilmente utilizza i punti deboli della legislazione vigente ” problema anche a sud Ovest della Sardegna

  2. Chicco Tirotto ha detto:
    18 Giugno 2025 alle 09:45

    Caro Paolo, d’accordo più che mai con le tue analisi.
    Siamo costretti a scegliere quello che consideriamo di volta il meno peggio, per poi spesso scoprire che è ancora peggio.
    Occorrerebbe un po’ di coraggio e creare un area di centro dove si potrebbe riconoscere un buon 30 % dell’elettorato.
    I litorali sardi? Con i pul a porter si stanno polverizzando tra piccoli caimani locali.

  3. Benedetto Sechi ha detto:
    18 Giugno 2025 alle 09:40

    Ma cos’è la sinistra oggi? Come ci si distingue per essere di sinistra?
    Personalmente, ritengo di esserlo da sempre, pur avendo rivisto molte mie convinzioni con i cambiamenti che hanno attraversato la seconda metà del novecento e questo quarto di secolo degli anni 2000.
    Se posso darmi una etichetta, cosa che odio, mi definirei un cittadino liberale di sinistra e convintamente federalista, sarà per questo che non riesco ad identificarmi con nessuna “forza” politica.
    Il PD viene costruito rinnegando i valori di sinistra: pari opportunità e solidarietà, abbraccia il liberismo più sfrontato, pur di farsi accettare dalla comunità internazionale, ma soprattutto per saldare dentro di sè le quarte linee ex democristiane, socialiste e comuniste.
    Alla sua sinistra, dopo la scomparsa per eutanasia e consunzione di Rifondazione Comunista, nascono partitucoli, liste e listarelle, solo funzionali al proseguimento delle carriere politiche di personaggi da quel mondo fuoriuscito, ma anche di provenienza dubbia: ex PD, ex RC, ex SeL.
    Ha ragione Paolo Maninchedda. Si forma così una sinistra di destra, un artificio, che ha avuto come crogiuolo i 5 stelle.
    In questo panorama tutti sono interscambiabili, pur di stare al potere. Tutti innammorati del loro ruolo, in virtù del quale non importa la sostanza, ma il consolidamento di un potere personale, cresciuto appunto con un voto di scambio, reso possibile dalla spartizione dei proventi derivati dalle finanziarie regionali.
    Nessuna visione strategica per la Sardegna, nessuna ricontrattazione del rapporto stato/regione autonoma, fino intestarsi la battaglia contro l’autonomia differenziata, anzichè incalzare lo stato, mettendosi alla testa delle regioni a statuto speciale, per rendere efficace l’autonomismo, magari proponedo una riforma in senso federalista dello stato italiano.
    Vedremo a breve il giro di valzer delle poltrone e vedremo sedicenti assessori di sinistra, migrare alla corte della reginetta Todde, magari per poi tornare da dove sono arrivati, Il Partito Democratico.
    Intanto la Sardegna va a rotoli e, in un contesto internazionale tragico, passare nel dimenticatoio. A meno che non si concretizzi la nefasta ipotesi prospettata ieri sull’Unione Sarda, da Salvatore Cubeddu, ma pensata anche dai vertici militari che qui vengono ad esercitarsi, di una Cagliari bombardata e sacrificata, come avviso ad una Europa ignava.

  4. Alessandro ha detto:
    18 Giugno 2025 alle 09:39

    Lo stabilimento A-Mare ad Alghero era stato bollato come “privatizzazione della scogliera” dalla sinistra e dagli ambientalisti. Ora che, tra sorrisi e forbici, l’assessore regionale Antonio Piu partecipa al taglio del nastro, nessuno, tra gli ambientalisti e i rappresentanti politici di quell’area, ha più nulla da dire.

    Da quando sono iniziati i lavori per la costruzione di uno stabilimento balneare privato nella scogliera di Alghero, diverse associazioni ambientaliste ed esponenti politici riconducibili ad AVS – sindaco compreso – denunciavano con toni allarmanti quello che è stato più volte definito uno “scempio ambientale”.

    A sorpresa, pochi giorni fa, sfogliando uno dei principali quotidiani regionali, in cronaca di Alghero, l’assessore regionale è immortalato nella foto dell’apertura dell’attività balneare, sorridente, protagonista dell’inaugurazione del discusso lido A‑Mare, e partecipa al taglio del nastro.

    Uno scenario che non può non sollevare domande legittime. Soprattutto perché l’impianto è stato descritto per mesi come “un atto di privatizzazione del demanio” e un “intervento invasivo in zona protetta”. Definizioni, queste ultime, di attivisti, associazioni e anche da membri istituzionali della stessa area politica dell’assessore, come il sindaco di Alghero Raimondo Cacciotto e il consigliere regionale Valdo Di Nolfo.

    Tra le associazioni ambientaliste che hanno denunciato per mesi con proteste di vario genere, figuravano il Gruppo d’Intervento Giuridico e Punta Giglio Libera. Queste realtà avevano sollevato questioni tecniche, giuridiche e morali sull’operazione A‑Mare, sostenendo che si trattasse di un passo indietro per la tutela del paesaggio costiero. A oggi, sullo stabilimento balneare, pende ancora un procedimento penale presso la Procura di Sassari.

    Potrebbe quindi essere quantomeno discutibile – oltre che inopportuno – che un assessore regionale in carica, responsabile di uno dei settori chiave per il territorio, prenda parte con piena visibilità all’inaugurazione di un’opera privata così controversa? Nessuna dichiarazione di prudenza, nessun distinguo: solo sorrisi, complimenti, dichiarazioni alla stampa e presenza istituzionale in prima fila.

    La domanda, a questo punto, non è solo politica, ma anche morale ed etica. È accettabile che un rappresentante delle istituzioni, appartenente a un’area politica che ha fatto della battaglia ambientale un cavallo di battaglia, partecipi alla celebrazione di un progetto che la sua stessa coalizione aveva bollato come inaccettabile? È corretto mostrarsi come garante del pubblico e, al tempo stesso, testimonial di un’impresa privata oggetto di indagine giudiziaria?

    L’impressione, sempre più diffusa, è che la campagna elettorale in Sardegna sia già iniziata, considerato il caso giudiziario che riguarda la Governatrice, e che ogni occasione di visibilità sia buona, anche a costo di contraddire anni di posizionamento ideologico. Nel silenzio assordante di ambientalisti e attivisti che improvvisamente sembrano aver perso la voce, resta la constatazione di una sinistra che non ha più pudore nemmeno nella gestione dell’immagine pubblica.

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