Ogni tanto mi rileggo la requisitoria del PM durante il processo Ippocrate. Lo faccio come esercizio di umiltà (ne ho tanto bisogno), per ricordare a me stesso che esistono poteri che possono permettersi il lusso del pregiudizio e quello più sofisticato della mistificazione a posteriori dei propri errori, attraverso una narrazione degna di un giallista in erba, cioè studiata a tavolino per dire al lettore solo ciò che sanno anche i personaggi e così, come nel nostro caso, nascondere gli errori sotto una narrazione nella quale la logica se ne va al diavolo, ma con un ragionamento rigorosamente logico a partire da assunti fallaci ben dissimulati.
Io non sono imputato nel processo e dunque avrei titolo a tacere, anche perché invitato ripetutamente a farlo, però c’è una frase di Flaiano che mi ritorna in mente come un pericolo da evitare: “Se ammetterai che la merda in fondo non è cattiva, dovrai mangiarla due volte al giorno.”
L’ho scritto più volte e lo ripeto: l’inchiesta Ippocrate rivela in ogni sua pagina di essere l’esito di un’indagine ritorta: iniziata come un’inchiesta contro di me, trovatasi con niente in mano dopo almeno tre tentativi andati a vuoto (l’inchiesta sull’Housing sociale, l’inchiesta sull’inceneritore di Macomer, l’inchiesta sul bando per le opere immediatamente cantierabili) si è estesa a strascico su chi aveva rapporti con me, per poi unire singoli e specifici episodi amministrativi con la cornice del clientelismo di partito.
Esiste il pregiudizio nella testa di un procuratore della Repubblica? Io ho la prova di sì.
Nella sua requisitoria il PM ripete per tre volte (quindi non è un refuso, non è un pensiero dal sen fuggito, è una convinzione fallace non verificata, come tante cose in questo processo, nel quale la grande fortuna dell’accusa è la pigrizia della difesa) che nel 2014 il “Partito dei Sardi ottiene un ottimo risultato collocando cinque consiglieri regionali“.
Il Partito dei Sardi non ha mai eletto cinque consiglieri regionali.
Nel 2014 ne elesse due, diconsi due, con una percentuale di poco sotto il 3%. Il fatto che il PM ripeta per tre volte una minchiata di queste proporzioni dimostra un dato strutturale di questa inchiesta: l’essere costruita sulle chiacchiere della gente e non sui riscontri documentali (e d’altra parte, lo stesso PM per giustificare la tesi della presunta invasione nel 2013 di interinali macomeresi a Oristano, si guarda bene dal citare numeri e date, disponibili nel processo perché depositati, ma adduce a riprova alcune testimonianze che riferiscono di ‘percezioni’ non di numeri. Ma come si fa a usare la vox populi (per di più incarnata da risentiti professionisti autocertificatisi meogliori dei colleghi che li hanno superati nei concorsi) come riscontro?
Tuttavia, l’affermazione del PM sui cinque consiglieri del Partito dei Sardi la dice lunga sulle fonti informative dell’accusa.
Era accaduto, durante la legislatura 2014-2019, che alcuni consiglieri eletti in altre formazioni politiche avessero aderito al Partito dei Sardi (e come aderirono se ne andarono alla fine della legislatura, per la scelta del Partito di concorrere da solo alle regionali, controprova che aderire al Partito dei Sardi aveva una componente ideologica più forte dei calcoli opportunistici, cioè il contrario di un partito clientelare). Questa dilatazione della forza del partito in Consiglio regionale disturbò in primo luogo il Pd, ma anche qualche partito alleato e, soprattutto, fu determinante per bloccare la nuova legge urbanistica, su cui il Pd aveva fatto un investimento politico notevole.
Trasformare una circostanza momentanea d’Aula in un successo elettorale di notevoli proporzioni serve all’Accusa per dimostrare che il Partito dei Sardi era un partito in ascesa con incrementi elettorali notevoli, dovuti anche alla sua indagata attività clientelare. Ma è falso, è clamorosamente falso ed è indicativo delle fonti politiche dell’Accusa, delle radici stizzite delle informazioni raccolte dall’Accusa (l’altro luogo dell’invida era un partitino della Destra che a Oristano si sentì emarginato proprio nelle sue pratiche clientelari).
L’Accusa aveva bisogno di dimostrare efficace l’indagata attività clientelare del partito sul piano elettorale, ma non lo ha fatto guardando ai numeri, ampiamente disponibili nelle banche dati regionali sulle elezioni, perché i numeri la avrebbero smentita, lo ha fatto rendendo strutturale un dato episodico (l’adesione al gruppo consiliare di consiglieri eletti in altre liste) e formulando un’accusa infamante verso gli amministratori della Asl, la cui attività, secondo l’Accusa “non era quella di perseguire l’interesse del buon andamento della PA ma un interesse di natura clientelare”. Anche in questo caso, solo chiacchiere, mai i numeri, perché se l’Accusa fosse andata a vedere il ranking della Asl di Oristano in quegli anni, avrebbe scoperto che esso si collocava ai livelli di efficienza più alti d’Italia, mai raggiunti né prima né dopo.
Poco importa che nella requisitoria il PM si affretti a dire che il processo non è un processo all’attività politica di un partito, addirittura adducendo come prova di questa limpidezza metodologica la mancata perquisizione della sede del partito (capirai la delicatezza! Per inciso, vorrei dire al PM che la perquisizione sarebbe stata faticosa, perché noi avevamo tanto le pezze al culo che non avevamo alcuna sede, non avevamo organizzazione stabile, affittavamo di volta in volta delle sale per riunirci). Questa excusatio non petita del PM fa a pugni con la convinzione diffusa in tutta la requisitoria del naturale scivolamento dei ‘vincoli di militanza’ in ‘vincoli delittuosi’, addirittura in moventi del crimine.
Mi spiace, mi spiace moltissimo che per tentare di colpire me la Procura abbia fatto una strage, poco importa che poi abbia provato ad aggiustare il tiro mascherando da inchiesta su illeciti amministrativi un’indagine nata per colpire un aggregato politico inteso come aggregato malavitoso. Si è presa una cantonata e adesso per acconciarla si massacrano innocenti.
Auguri.
La coscienza, prima o poi, vi si ribellerà.
Prof. i PM hanno un capo mi domando del perchè non è intervenuto eppure dovrebbe controllare l’operato dei sui dipendenti non crede.
per Gioele lei dice ” Trovo anche grave che pubblicamente nessuno si schieri in difesa ” perchè quando uno è in difficoltà tutti spariscono alla faccia dell’amicizia,
Una violenza terribile che ha distrutto inutilmente la serenità di persone e professionisti oneste e capaci. Una indagine che ha distrutto la credibilità del sistema giudiziario e del corretto rapporto tra stato e cittadino previsto dagli art. 18 e specialmente 97 della costituzione con il principi di imparzialità, efficacia e buon andamento della pubblica amministrazione.
Gent.mo,
Leggo e comprendo pienamente come ci si possa sentire. Se i poteri in cui tutti cerchiamo giustizia errano in modo così palese perdiamo tutti fiducia. Che è la cosa peggiore che possa capitare ad un’istituzione. Vi è poi un danno grave sull’individuo perseguitato e diffamato che mai si potrà pagare. Trovo anche grave che pubblicamente nessuno si schieri in difesa. La solitudine che vive chi è ingiustamente attaccato è terribile.
Il Partito dei sardi ha pagato a caro prezzo la virtù di NON essere infiltrabile dagli altri.
E in molti si chiedono perchè i cittadini onesti non credono nella giustizia.