Il veto Ieri, i quotidiani sardi hanno raccontato, con stili diversi, del rinvio dell’annunciata sostituzione dell’attuale segretario del Pd, Comandini, con il deputato Silvio Lai.
La realtà era già comprensibile, soprattutto dalla cronaca della Nuova Sardegna (più assidua negli interna corporis del Vuoto Largo), ma sono bastate due telefonate a alti dirigenti piddini per eliminare ogni dubbio.
È accaduto che, circa una decina di giorni fa, Elly Schlein, segretario nazionale del Pd, ha chiamato Comandini e gli ha chiesto, in ragione del momento delicato sia sardo (la sentenza sulla decadenza non è uno scherzo e la strategia dell’accumulo dei ricorsi è pericolosa, si veda il caso Davigo) che italiano (l’imminenza delle elezioni regionali in Campania, Lombardia e Veneto impone accordi e mediazioni) di soprassedere al cambio della segreteria, perché i Cinquetasche (cioè la Todde) vedono in Lai una candidatura ostile.
Non è difficile presupporre una chiamata di Conte alla Schlein per porre il veto sul deputato sardo.
Adesso il Pd è a un bivio.
Alle elezioni ha ingoiato, anche contento, pur di vincere e contemporaneamente togliersi di mezzo Soru, il diktat romano per la Todde: no a primarie e no a qualsiasi mediazione su candidati terzi, in nome della vittoria. E vittoria fu, ma insieme a essa si affermò un metodo, Roma ordina, Cagliari esegue, e una nuova leadership, la Todde, imposta al Pd sardo in nome di altri vantaggi per il Pd italiano sul resto del territorio nazionale.
Perché la Todde non vuole Lai?
Per ragioni di antropologia nuorese.
A Nuoro è inconcepibile che due persone possano collaborare pur rimanendo distinte e competitive, tanto più quando chi ha più potere ha il sospetto di valere, in termini di capacità politica, meno del suo rivale. Il ceto dirigente che la Todde ha valorizzato in questo anno e mezzo è imbarazzante quanto a capacità di governo, perché il suo ruolo è solo quello della fanteria di trincea e di contenimento: la Todde fa politica in Sardegna contro il Pd perché ambisce a prenderne il posto. I suoi uomini sono interdittori, non uomini di Stato. Silvio Lai segretario significava che il Pd si sarebbe disposto in assetto da battaglia. La bella pensata della Todde è stata incaricare un cecchino politico di far fuori il generale designato.
Ora c’è da chiedersi: cosa farà il Pd?
Difficile dirlo.
Nel Pd non c’è un solo militante disposto a morire per la bandiera.
Tutti gli eroi sono stati espulsi.
Il partito brulica di cinico-realisti.
Tuttavia, non vi è cinico-realista che non capisca che se non si reagisce, il campo di manovra si restringe, l’incidenza politica sul governo regionale si riduce di molto e diviene certo che le prossime candidature dei sardi al parlamento italiano saranno scelte non dai sardi.
Diciamo, allora, che è in corso un conflitto dal quale sono escluse le bombe atomiche.
Tra gli armamenti convenzionali il Pd ha la possibilità di esigere un incontro romano tra i due partiti, tener duro su Lai e dare garanzie sulla tenuta della Giunta. Sarebbe un fatto più che ragionevole, se non fosse che l’antropologia nuorese non contempla la pietà per la vittima dell’agguato rimasta ferita e non abbattuta.
La seconda possibilità è che la larga maggioranza del partito autoconvochi l’assemblea congressuale e, prima di svolgerla, negozi solo con la Schlein e alla fine individui un altro/a segretario/a diverso/a da Lai, apparentemente più duttile, ma con il mandato occulto di combattere. La Schlein avrebbe una certa difficoltà a bocciare una seconda proposta e non potrebbe in alcun modo negoziarla con Conte.
La terza possibilità è che il Pd apra la crisi, ritiri la delegazione in Giunta, e cambi il gioco, ricordando alla Todde che non è in grado di mettere veti a nessuno. Questa sarebbe un’atomica tattica che metterebbe a posto le sbavature di prepotenza della Schlein, ricorderebbe alla Todde che ci sono errori di grammatica che non si possono perdonare (tra questi, il più grave è appunto il veto ad personam), avvierebbe un’accelerazione nell’azione di governo adeguata all’ultimo anno di legislatura. Vedremo.
Il favore e lo spreco Mentre la politica era costretta dall’impudenza romana a ritrovare le sue originarie grandezze, l’assessore ai Lavori Pubblici Piu annunciava bandi per gli enti locali per 100 milioni in tre anni, cioè 33 milioni di euro all’anno.
Si realizza così plasticamente l’immonda impudenza politica di questa Giunta e di questa maggioranza: tutti i comuni della Sardegna sono costretti a contendersi 30 milioni all’anno di opere pubbliche, mentre il Consiglio regionale, nell’ultima finanziaria, ne ha distribuito a piacere, ai comuni e alle associazioni amiche, la bellezza di 180, 180 milioni di regali senza istruttoria (e nei prossimi giorni pubblicheremo carte su questo schifo reiterato) a fronte di 30 milioni all’anno a gara per tutti i comuni (i comuni della Sardegna sono 375, volendo essere ottimisti, cioè pensando che qualcosa arrivi a tutti, si tratta di 88.000 euro a Comune).
Invito poi i lettori ad andare a leggere i due assestamenti della maggioranza Todde e a rilevare quanto denaro è arrivato a Nuoro e a chi nell’anno precedente le elezioni.
C’è solo una strada verso questa combriccola: opposizione dura e senza quartiere.
il bello che non perdono occasione di dichiarare che il PD sardo è autonomo da Roma, la riforma dei CUP esiste già se uno non si presenta deve obbligatoriamente pagare il Ticket e l’sms per la conferma lo fanno io ne sono l’esempio il 30 aprile 2025 dovevo fare una vista due giorni prima mi arriva l’sms per la conferma o fare la disdetta quindi ci sono operatori che lo fanno ed altri che se ne fregano alla grande tanto nessuno controlla, per i contributi non capisco perchè degli amministratori locali nessuno protesta
Egregio, mi era venuto il dubbio che il mio commento sul post di ieri non fosse stato pubblicato perché in anticipo sul quello odierno. Se la Corte Costituzionale boccera’ il ricorso il PD salterà in aria. Che che ne pensi o dica Comandini. Saluti.
Che sia arrivato un po di denaro a Nuoro non mi sembra un oltraggio, visto che per certe giunte esiste solo Cagliari e Sassari.
Sulla situazione del PD sardo e della subordinazione a dinamiche romane tra Conte e Schlein concordo.
C’è da chiedersi fin quando durerà tutta questa pastasciutta da mangiare in testa…
Ciò che comunque costituisce autentica aberrazione è che la Sardegna è stata considerata meno di un pacco come compensazione alla Schlein della designazione a candidata del campo largo al Governo Nazionale delle future elezioni.
Questa è la pietra dello scandalo , soprattutto se si pone la Sardegna in relazione alle trattative di ben altro peso che hanno interessato le altre regioni del SUD. Al Nord i Contiani non toccheranno più PALLA.
Ancora più aberrante si rivela poi se il discorso di sopra si trasferisce in Sardegna, nella realtà dei Comuni; e qui la vittima sacrificale , non me ne vogliano gli amici Nuoresi, è NUORO.
a Sassari non si può ( tuttavia con plateali accorgimenti)
a Cagliari neppure , considerato che i patti Elettorali hanno il loro peso
a Oristano ed a Olbia i Contiani non troveranno mai pista di atterraggio
Rimane Nuoro. Ecco Conte, Ecco Todde, Ecco Bonelli, Ecco Piu e il Partito Democratico?
Quindi Territori , e la cosa assume i caratteri del più disinibito grottesco scenico, come piccoli feudi attribuiti a questa o quella casata. (Ah, gli incastri che brutture comportano).
P.s. : opposizione dura e senza quartiere: il “caso” Sardegna è veramente peculiare nel senso che stando di fronte a delle cose si fa strada quella che viene definita, alla buona, Consapevolezza. Ma, torno a toccare il medesimo tasto: qui è tutto il CORPO che si ribella di fronte a simile volgarità istituzionalizzata.
Sostenere che centomila sardi che avevano prenotato delle visite al CUP le hanno disertate e hanno impedito ad altri di accedervi NON è solo un comportamento scorretto. È qualcosa di più e lo sapete!
30 milioni a bando e 180 con norma ad hoc sono la rappresentazione plastica del degrado in primis etico dell’attuale Consiglio regionale, in questo del tutto simile al precedente che ha inaugurato l’andazzo.
Le cose non cambierebbero di molto se si facesse il calcolo sui finanziamenti per associazioni culturali, cinema, spettacolo, eventi, sagre, università rispetto ai relativi bandi di settore, ai quali continuano a partecipare sia gli sfigati senza santi in paradiso che quelli che i santi li hanno eccome.
Sui milioni alle chiese non so se si possa fare il confronto perchè non sono a conoscenza di bandi ordinari.
Caro Professore, che il PD sia allo sbando e in rottura con il campo largo lo si nota alla grande dagli ultimi avvicendamenti sull’assessore alla sanità, sul caso decadenza le tempistiche del comunicato, ma oggi lo si nota ancora di più dall’articolo dell’unione sarda https://www.unionesarda.it/news-sardegna/fondi-ue-non-spesi-tensione-in-giunta-meloni-servono-tempi-rapidi-c2372ean , dove l’assessore al bilancio Meloni, si smarca e bacchetta Todde e colleghi sulle tempistiche. Credo che sia iniziata la campagna acquisti.