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Il furto dell’idroelettrico sardo

Posted on 6 Ottobre 20256 Ottobre 2025 By Paolo Maninchedda 4 commenti su Il furto dell’idroelettrico sardo

L’intervista scontata Oggi sulla Nuova Sardegna, il solito Centore fa un’intervista (meglio sarebbe chiamarla monologo, con titoletti redazionali per distinguere i paragrafi spacciati per domande) al segretario della Camera del Lavoro (esistono ancora) della Cgil. Oggetto? L’Energia. Contenuto? Il gas.
Purtroppo è chiaro a tutti che in Sardegna non abbiamo più una politica strategica, né disponiamo di partiti che vogliano unire la società sarda ma che competono solo al suo dominio, per cui non vi sono proposte che collochino il grande argomento della produzione della ricchezza dentro il perimetro della sostenibilità ambientale e sociale.
Noi Sardi non abbiamo una politica industriale; non abbiamo una seria politica ambientale (le discariche abbondano); non abbiamo una politica del mare (e siamo un’isola); non abbiamo una politica demografica (e ci stiamo spegnendo), ma una cosa è certa: se oggi si spegnessero simultaneamente le centrali di Porto Torres, di Portovesme e della Saras, la Sardegna sarebbe largamente col sedere per terra. Alternative a questo primitivismo industriale? Zero. Anzi, abbiamo il verboso vuoto pneumatico della Todde e dei suoi innumerevoli consulenti incapaci di chiudere una sola porta.

L’affaire idroelettrico A titolo di esempio dell’ignoranza abissale che ci governa, può essere utile leggere questo articolo apparso su Il Post.

La Sardegna è la decima regione d’Italia per produzione di energia idroelettrica, la quinta per numero di dighe presenti nel suo territorio.
L’utilizzo dell’acqua per questa produzione è regolato da concessioni dello Stato dal valore ridicolo rispetto al valore della produzione (l’articolo paragona le concessioni idriche a quelle per i balneari).
Enel produce energia a costi non conoscibili, ma sicuramente inferiori a quelli necessari per produrla col gas, ma la rivende calcolando nel prezzo il costo della produzione con il Gas.
I profitti sono enormi.
Ovviamente l’Enel tende a prorogare le concessioni per sempre, mentre la Sardegna ha l’interesse opposto, ossia quello di gestire in proprio le centrali e l’energia così prodotta.
Politica e riforme (con Rastrellatori annessi) In sostanza, anche sull’acqua, la Sardegna patisce la stessa logica oligopolistica di Stato che gli Italiani subiscono sugli ombrelloni, ma la Sardegna mostra di non porre questo tema al vertice dell’agenda politica, al vertice del conflitto con lo Stato (adesso abbiamo i Rastrellatori, quel partito che ha voluto i referendum per abolire le province e poi ha votato la legge per ripristinarle, dopo aver tenuto per uno dei suoi iscritti il commissariamento di quella di Sassari – di cui si sta occupando la Corte dei Conti con sommo nostro giubilo; quello stesso partito che ha fatto un casino infernale per l’insularità in costituzione, adesso scopre che non ce ne facciamo nulla e che avremmo fatto meglio a curare le norme di attuazione del nostro Statuto, come hanno fatto le altre Regioni. Ecco, noi Sardi facciamo l’agenda politica così: a sentimento e a calcolo, o meglio, a sentimento calcolato, lo stesso che sta portando Binaghi verso la presidenza della Regione).

Invece la Sardegna ha le carte in ordine per far diventare questo tema uno degli argomenti strategici.

Storia di un furto La Sardegna si trova al centro di un decennale scontro legale che le impedisce di esercitare il pieno controllo sulle sue risorse idriche, che le sottrae, di fatto, il valore economico generato dagli impianti idroelettrici. Nonostante le leggi regionali che mirano a riportare la gestione degli strategici bacini sotto l’egida pubblica, la battaglia giudiziaria contro ENEL S.p.a. mantiene l’isola in una condizione di prolungato stallo, con gravi ripercussioni sulla sicurezza idrica e sullo sviluppo locale.

Il nodo centrale della contesa riguarda, guarda un po’,  la titolarità delle grandi derivazioni idroelettriche, inclusi impianti fondamentali come quelli sul Flumendosa, sul Coghinas e sul Taloro.

La Regione Autonoma della Sardegna (RAS) ha legiferato in base al suo speciale Statuto Speciale, stabilendo che le concessioni operative da oltre trent’anni sarebbero dovute scadere un anno dopo l’entrata in vigore della Legge Regionale 17/2000. In virtù di questa normativa, la RAS ha ritenuto che la titolarità di tali concessioni dovesse esserle restituita già nei primi anni Duemila.

L’obiettivo della Regione era ed è cruciale: integrare la gestione di dighe e centrali nel Sistema Idrico Multisettoriale Regionale (SIMR), gestito dall’Enas. Per un’isola che dipende quasi totalmente dai 33 bacini artificiali per l’approvvigionamento idrico (potabile, agricolo e industriale), l’integrazione delle opere idroelettriche nel SIMR rappresenta un imperativo di sicurezza idrica e non solo energetica. La Regione rivendica infatti la facoltà di stabilire un “prevalente interesse pubblico ad un diverso uso delle acque, incompatibile con il mantenimento dell’uso a fine idroelettrico”, mettendo la priorità sull’acqua potabile e irrigua.

ENEL, l’attuale concessionario, si oppone a questa visione appellandosi al Decreto Legislativo nazionale 79/1999 (il cosiddetto e arcinoto Decreto Bersani), il quale ha prorogato le concessioni idroelettriche al 2029, garantendole il diritto di proseguire l’attività estrattiva di energia.

Il risultato di questo braccio di ferro legislativo e giudiziario è che, nonostante i tentativi della Regione di subentrare (concretizzati da delibere specifiche nel 2014 e poi nel 2018, che dichiaravano la scadenza e il trasferimento della gestione a ENAS), l’efficacia di questi atti è stata sistematicamente paralizzata dai ricorsi presentati da ENEL.

Il contenzioso è arrivato fino alle Sezioni Unite Civili della Corte di Cassazione.

La Regione aveva impugnato la sentenza del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche (TSAAPP) del 2023, che aveva annullato le delibere regionali di subentro (quelle del 2018, assessore Balzarini che aveva rinnovato quelle fatte da me nel 2014-15) non per una questione di costituzionalità, ma per un presunto vizio procedurale: la mancata partecipazione di ENEL al procedimento amministrativo. Il TSAAPP aveva dato valore esclusivo a questo aspetto formale.

Con la sentenza del 9 ottobre 2024 (pubblicata a dicembre), la Cassazione ha accolto il ricorso della Regione, annullando la sentenza del TSAAPP. La Corte Suprema ha riconosciuto che gli atti della Giunta regionale erano atti vincolati e meramente ricognitivi, limitandosi cioè a “dichiarare la decadenza o scadenza, ope legis” (per effetto diretto della legge regionale). In sostanza, se un atto è rigidamente predeterminato dalla legge, una violazione procedurale non può causarne l’annullamento, in quanto il suo contenuto non avrebbe potuto essere diverso.
Questa vittoria procedurale ha tolto di mezzo l’ostacolo formale che bloccava il subentro.

Tuttavia, la Cassazione ha rinviato il caso allo stesso Tribunale delle Acque (questa è l’Italia!) per l’esame di merito.

Ciò significa che il vero dilemma – se la legge regionale sulla scadenza prevale sul Decreto Bersani nazionale – resta irrisolto. L’incertezza giuridica persiste, e con essa si prolunga la gestione di fatto degli impianti da parte di ENEL.
Realtà così complesse che riguardano direttamente la produzione della ricchezza e, in particolare, di quella che meglio può essere orientata a fini pubblici, richiedono sensibilità politiche di un certo spessore, che ovviamente mancano in questi tempi drammaticamente ignoranti.

Energia, Politica, Vetrina

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Comments (4) on “Il furto dell’idroelettrico sardo”

  1. Antonio ha detto:
    6 Ottobre 2025 alle 13:55

    prof. Repubblica delle banane ognuno scarica il problema agli altri

  2. Alberto Mario ha detto:
    6 Ottobre 2025 alle 12:00

    Nel frattempo la Regione pubblica questo Avviso pubblico di consultazione di mercato https://files.regione.sardegna.it/squidex/api/assets/redazionaleras/db770681-e970-4aa1-9946-c85f2ae53ebb/avviso-consultazione-preliminare-di-mercato-signed.pdf dove si legge testualmente “L’oggetto del servizio è la redazione di uno studio di fattibilità per l’istituzione della Società Energetica della Sardegna secondo il modello CVA della Val D’Aosta, teso a verificare principalmente la possibilità e le relative condizioni di successo, anche ipotizzando differenti scenari, in cui sia ben tracciato il percorso procedurale, i
    vincoli giuridico-amministrativi e di mercato, il livello di rischio di insuccesso e l’individuazione delle fasi determinanti quali, a mero titolo esemplificativo, avvio, espansione, consolidamento etc..”. Peccato che la “conditio sine qua non” per costituire una Società energetica sul modello CVA della Val d’Aosta sia il possesso e controllo dell’idroelettrico (vedasi https://www.cvaspa.it/la-nostra-storia ), senza il quale è inutile ipotizzare scenari, etc…

  3. Antonello Gregorini ha detto:
    6 Ottobre 2025 alle 09:53

    Una di quelle vertenze che meriterebbero la nascita di un movimento popolare specifico.

  4. A ha detto:
    6 Ottobre 2025 alle 08:37

    Ci penserà il Consulente per l’autonomismo Franciscu Sedda sono fiducioso 😂😂😂

    https://www.cagliaritoday.it/cronaca/franciscu-sedda-e-le-contraddizioni-del-ministero-a-report.html

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