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Abbanoa: l’illegalità regna sovrana

Posted on 4 Novembre 20254 Novembre 2025 By Paolo Maninchedda 8 commenti su Abbanoa: l’illegalità regna sovrana

A leggere La Nuova Sardegna, il comitato istituzionale dell’Egas, composto da sindaci e Regione, avrebbe preso atto (cosa vuol dire?) che Abbanoa può restituire (cosa vuol dire?) 224 milioni alla Regione e dunque che l’Egas stesso può non bandire la gara (e da quando in qua si può essere esentati politicamente dai propri obblighi giuridici?) per l’affidamento del Servizio Idrico, sulla quale si era in precedenza impegnata con l’Unione Europea.
Dei 224 milioni in restituzione, 180 sono di capitale e 30 di interessi.

In base a quale normativa una società pubblica che è stata capitalizzata con denaro pubblico prendendo precisi impegni con l’Unione Europea, li disattende ora volontariamente, cioè decidendo di disattenderli e non subendo una evoluzione imprevista dei fatti?
Anche perché, tutta questa vicenda è circondata da un’omertà istituzionale di difficile penetrazione.
Quali studi hanno corroborato la scelta e l’hanno dichiarata non dannosa per la società?
Ma soprattutto: quale organo ha preso la decisione, posto che gli uffici di Egas hanno messo a posto le carte per bandire la gara e dunque la scelta di non bandire è stata tutta politica?
È il Comitato Istituzionale che ha deciso di non bandire la gara nonostante tutti gli atti preparatori siano pronti?
Se è così, le responsabilità dei componenti del Comitato sono personali e milionarie.

Esiste una norma che consenta a un soggetto pubblico, che si è impegnato, ai sensi delle leggi vigenti, con un altro soggetto pubblico sovraordinato come è la UE, prima di avvantaggiarsi di un aiuto di Stato e poi, dopo essersi strutturato grazie a quell’aiuto, di sottrarsi agli obblighi conseguenti restituendolo? E che le consenta di far questo non per cause di forza maggiore, ma per calcolata volontà politica?
No, non esiste.

Vi è ampia giurisprudenza consolidata che dice che non basta restituire un aiuto ricevuto per sottrarsi agli obblighi di legge; esistono responsabilità più ampie che attengono alla natura dolosa o colposa degli eventi.
L’Unione Europea non ha mai evitato di perseguire chi prima ottiene un aiuto a determinati patti e poi volontariamente e scientemente vi si sottrae pensando di scamparsela con la sola restituzione dell’aiuto ricevuto.
Se tutto ciò fosse legittimo, milioni di privati userebbero gli aiuti pubblici come prestiti ponte.
Chi risponderà con la Corte dei Conti della deliberata volontà di indebolire la capitalizzazione di una società pubblica e di gravarne i bilanci di 30 milioni di interessi?
Si ritiene davvero che la Corte dei Conti non batta ciglio?
I sindaci revisori della società taceranno?
E quando i conti della società non reggeranno a questo impatto, chi ne risponderà in solido?

Personalmente sono esterrefatto dalla pochezza e dall’audacia della conduzione di Egas e di Abbanoa.
Non vedo il rispetto di un quadro normativo: vedo la piaggeria verso un approccio ideologico a un sistema, quale quello dell’acqua, regolato come pochi altri e esigente come pochi altri. Invece, qui in Sardegna, è stato possibile che un amministratore dica a un sindaco di manutenere lui tubature e fogne e poi di presentare la fattura a Abbanoa.
In nome di quale norma? Non è dato saperlo.
In nome di quale norma l’Egas non faccia una gara che deve fare per gli accordi pattuiti con l’UE e per la quale ha predisposto tutte le carte non è dato saperlo, perché non siamo in uno stato di diritto, siamo dentro una perversione ideologica e un mare di pavidità e di subordinazione.
Se io fossi stato l’assessore delegato, ai tempi nei quali la magistratura di Nuoro aveva chiesto il fallimento della società (dal quale Abbanoa si salvò proprio grazie alla capitalizzazione pubblica), oggi sarei stato già chiamato dal magistrato a dare qualche spiegazione della coerenza delle mie scelte con le leggi vigenti.
Oggi no: tutto ciò che è politico in Sardegna gode di un’immunità mai vista prima.
Gli esiti di queste follie le vedremo fra cinque anni, ma la straordinaria capacità dei sardi di digerire le ingiustizie dimenticherà l’ideologia e la responsabilità che le ha prodotte.

Abbanoa, Politica, Vetrina

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Comments (8) on “Abbanoa: l’illegalità regna sovrana”

  1. Giovanna Satta ha detto:
    6 Novembre 2025 alle 23:25

    C’è Albieri…tt detto…persona di una pochezza inaudita…svenduto al sistema…..

  2. Ale ha detto:
    5 Novembre 2025 alle 07:32

    Servirebbe un libro per riportare i dati, spiegare i fatti e raccontare aneddoti e vicende del Servizio Idrico sardo negli ultimi vent’anni. Sperando di dare un contributo utile a comprendere qualcosa in più, chiedo venia per la lunghezza del testo.
    Abbanoa è nata dalla fusione per incorporazione degli ex gestori e del servizio svolto dai comuni (altri ne furono aggiunti successivamente) al fine di gestire in modo unitario il Servizio idrico integrato.
    Prima della fusione ci furono da più parti comportamenti opportunistici (grazie ai quali alcuni comuni detengono più capitale di quanto spetterebbe loro) e lassismo (le anagrafiche dei clienti necessarie per la fatturazione furono cedute con ritardo o senza i dati delle letture aggiornati). Gli ex gestori scaricarono su Abbanoa i loro debiti cedendo infrastrutture spesso fatiscenti e molti Comuni trasferirono anagrafiche senza letture finali.
    Partì uno sport molto in voga: il tiro al piccione, grazie al quale sono state costruite varie carriere politiche. Ma andiamo con ordine.
    Il piano d’ambito del 2002 sul quale è stata basata la gestione del Servizio idrico integrato sardo per i successivi dieci anni prevedeva che i ricavi tariffari dei primi anni di gestione fossero strutturalmente inferiori ai costi necessari per l’erogazione del servizio (già nelle gestioni precedenti i ricavi coprivano solo il 58% dei costi). Anche alla luce delle regole di determinazione tariffaria (che prevedono limiti annuali all’incremento c.d. meccanismo del price cap), nel quinquennio successivo all’avvio della gestione unica erano previste iniezioni di capitale volte a compensare lo squilibrio economico pianificato accompagnando la fase di start up.
    Qual è quei che disvul ciò che volle e per novi pensier cangia proposta, Regione e azionisti non attuarono né aggiornarono gli atti di pianificazione e disattesero gli impegni in tema di capitalizzazione.
    La società, nata senza capitali, con un grosso indebitamento iniziale, con un disequilibrio economico strutturale non compensato da una adeguata patrimonializzazione, dotata solo parzialmente degli strumenti più elementari per la gestione del processo commerciale necessario a supportare finanziariamente l’erogazione del servizio, non poteva non arrivare nel volgere di pochi anni a tensioni economico-finanziarie che nei primi del decennio scorso misero in serio pericolo la continuità aziendale.
    A quel punto, sebbene contrariamente agli atti di programmazione risultassero non realizzate capitalizzazioni di start up per complessivi 147,21 M€ anziché provvedere senza indugio alla capitalizzazione mai attuata, qualcuno pensò bene di andare dall’unione europea e dire che aveva intenzione di dare un aiuto di stato a una impresa in difficoltà.
    Passò per aiuto di stato ciò che aiuto di stato non era, essendo una capitalizzazione pianificata da tempo (che poi era quella di start up) fatta con risorse dei proprietari/azionisti (che erano certo soggetti pubblici ma in una in house non può essere altrimenti). Si concordò di scambiare la capitalizzazione (considerata da qualche solerte funzionario una distorsione della concorrenza) con la riduzione della durata della convenzione e l’impegno a una gara pubblica (considerate misure compensative della distorsione).
    Arriviamo ai giorni nostri. Alcuni ritengono che l’affidamento al privato porterà a una gestione migliore. Altri ritengono che la gestione pubblica dia maggiori garanzie. Abbanoa cerca di rimanere in vita.
    A prescindere dalle posizioni personali di ciascuno poiché la gestione in house è una delle opzioni (insieme all’affidamento a privati e alla società mista pubblico-privata) previste dalla normativa per la gestione del SII ritengo giusto che sia la politica a decidere. Mi lascia perplesso il modo attraverso il quale si pensa di arrivare alla decisione preferita da regione e sindaci.
    A Bruxelles ci hanno tirato una fregatura e quindi si potrebbe dire a brigante, brigante e mezzo (Cito Pertini ma andrebbe citata la Nuland), ma credo che le trasse mazzonine siano destinate a finire male.
    Far restituire ad Abbanoa il valore della capitalizzazione di 187 M€ più gli interessi per un importo di circa 225 M€ in modo da sostenere che essendo venuto meno il valore dell’aiuto viene meno il motivo che impone la misura compensativa della messa a gara del servizio e della riduzione della durata dell’affidamento non mi pare una idea brillante sia perché indebolisce la società sia perché si basa su un’argomentazione che ha delle debolezze.
    A Bruxelles sono decisamente per il mercato (che vedono come la soluzione di tutti i mali) e anche in ragione dell’ideologia mercatista europea si aprirà un conflitto. I funzionari europei potranno argomentare che, se la capitalizzazione era un aiuto di stato, con la restituzione del capitale e degli interessi si è modificata la forma dell’aiuto (che da capitalizzazione diventa prestito) ma rimane immutata la natura dell’intervento di aiuto di stato e dunque l’effetto distorsivo sulla concorrenza e dunque il motivo della richiesta di compensazione.
    A questo punto dico io meglio cercare una argomentazione che mini alla base le pretese di Bruxelles. Una potrebbe essere questa.
    Gli Orientamenti comunitari sugli aiuti di Stato per il salvataggio e la ristrutturazione di imprese in difficoltà cui si è fatto riferimento per la concessione del c.d. aiuto alla ristrutturazione del 2013, non erano quelli attuali ma quelli previgenti (si vedano GU C 244 dell’1.10.2004). In merito alla nozione di impresa in difficoltà tali orientamenti affermano che: “non esiste una definizione comunitaria di impresa in difficoltà. Tuttavia, ai fini dei presenti orientamenti la Commissione ritiene che un’impresa sia in difficoltà quando essa non sia in grado, con le proprie risorse o con le risorse che può ottenere dai proprietari/azionisti o dai creditori, di contenere perdite che, in assenza di un intervento esterno delle autorità pubbliche, la condurrebbero quasi certamente al collasso economico, nel breve o nel medio periodo”. È evidente che in una società in house il ruolo di imprenditore/proprietario/azionista è svolto dal soggetto pubblico e l’onere di capitalizzare la società non può che ricadere su quest’ultimo.
    D’altra parte, sostenere che un ente pubblico non possa utilizzare risorse del proprio bilancio per sottoscrivere il capitale di una società per azioni porterebbe all’assurdo per cui una società in house non dovrebbe essere dotata di un capitale sociale. Il che sarebbe in contrasto con la pacifica accettazione della forma in house come strumento di erogazione di beni e servizi pubblici e la capitalizzazione di prima dotazione di una società pubblica con affidamento in house non è soggetta ad autorizzazione preventiva.
    Poiché Abbanoa non aveva ricevuto la capitalizzazione prevista dal piano d’ambito anziché usare sotterfugi poco edificanti si dovrebbe avere il coraggio sostenere nel contenzioso che inevitabilmente dovrà essere aperto con Bruxelles che la capitalizzazione non è stata un aiuto di stato (alla luce degli orientamenti allora vigenti) e non c’è stata nessuna distorsione della concorrenza.
    Se vogliamo, c’è stato un ricatto da parte di alcuni funzionari europei che dato il momento di difficoltà hanno imposto la loro visione del mondo. Non sono un giurista ma dal poco di diritto privato che ho studiato mi pare che almeno in Italia un contratto stipulato in una situazione di bisogno in base al quale la controparte impone clausole di scambio sproporzionate può essere annullato. Non so se per analogia la cosa possa essere fatta valere anche a Bruxelles, ma la vedo come una questione di diritto naturale più che di diritto positivo.

  3. Antonio ha detto:
    4 Novembre 2025 alle 15:18

    il comitato istituzionale dell’Egas, composto da sindaci e Regione, allora chiedo come mai i Sindaci e Regione si lamentano di Abbanoa se sono loro a Governarla , purtroppo la Magistratura e la Corte dei Conti intervengono solo se i Comuni, Regioni ed Enti sono Governati dalla Destra posso immaginare se c’era Truzzu presidente della Regione, Prof ma come mai i dirigenti non pagano mai eppure sono loro che creano certe situazioni

  4. Marco Casu ha detto:
    4 Novembre 2025 alle 13:44

    Abbanoa e’ un soggetto giuridico , di natura privata . Si puo’ dare Privato, anzi e nella forma peggiore, anche in una dimensione in cui il Pubblico sia proprietario di una Societa’.
    E’ un desiderio Personale, ma vorrei acquisire l’acqua a costi accettabili cosi’ come scelto l’operatore di telefonia o quello energetico. Come consumatore, non come Sardo, ho diritto di scegliere l’opzione piu’ vantaggiosa per me non per gli operatori elettorali che estraggono valore di potere da questo o quello.

    Voglio uno Stato che si occupi di questione Militari, di istruzioni e sanita’ e non che sia venditore di servizi. Lo Stato si occupi della struttura di base come hub a konye , poi per la vendita in un esercizio di autentica libera concorrenza ci siano i Privato e cosi’, io come Sanna ..Piras..Ribichesu e compagnia cantante , con il nostro potere di scegliere dopo informazioni acquisite.
    Ammetto con franchezza : la mia Liberta’ di individuo (e ne sono ben consapevole) la considero ben piu’ superiore di questa soverchieria nominata “pubblica” ma invero sfacciamente personalistica e illiberale.

    P.s. : anche nella ex Unione Sovietica l’andazzo non era diverso. Una squallida Burocrazia di partito che imponeva ogni nefandezza al singolo. Il Marxismo e’ la filosofia piu’ sporca che mi procura ribrezzo quando la incrocio nei testi per quella sua vocazione a “cancellare” l’individuo .

  5. Sardinian Job ha detto:
    4 Novembre 2025 alle 11:08

    Semplificare è sempre sbagliato, però aiuta a rendere l’idea!

    Questi, sanno che l’opinione pubblica sarda è ideologicamente contraria alla “privatizzazione” (non sarebbe affatto una privatizzazione, ma così è stata raccontata per decenni da chi ne voleva trarre beneficio politico) e, a fronte di obbligazioni che porterebbero in quella direzione, fanno carte false per non arrivarci!

    D’altronde, non è tanto diverso da presentare “enne” ricorsi giurisdizionali per allungare un decadente brodo….
    O no?

  6. Marco Casu ha detto:
    4 Novembre 2025 alle 08:28

    224 milioni?

    Ci sono cose in questo cortile cosi’ caotico che hanno necessita’ di “tempo” per essere fissate non gia’ nella memoria ma, ben si, in quell’area dove tutto e’ incorrutibile: L’immaginario ( con espulsione di ogni demone).

    Beh, 224 milioni , ritornelizzati per ..un dieci secondi di fila, hanno quel vantaggio di indurre a possibili domande (ripeto, ogni demone cacciato via) : una, su tutte, scontato che gli uffici UE dispongano di riflettori appropriati. Vabbe’

    Questi soldi , anziche’ in liquidita’ (per i contabili incarogniti, il numerario) si possono sostituire con apposta posta di bilancio, a caratteri Cubitali: DEBITI VERSO ENTE REGIONE PER ANTICIPI e a conto economico registrare un Sopravvenienze passive?

    Domando solo per me, non ho ne’ amici ne’ nemici (solo vicinato).

    Oppure, oppure cosi’ come nel 2014 allorche’ per neutralizzare quella massa di CREDITO non esigibili , si i residui attivi, si ricorse all’accantonamento straordinaria e la sua soluzione in trenta o piu’ anni? (Detto tra noi, una indecenza che ancora i Cittadini ignari pagano in termini di servizi non spendibili).

    Oppure con mutuo Bancario, garantito sia in conto capitale sia in conto interessi (no no, e’ sempre aiuto di Stato
    224 milioni sono tanti in un bilancio come quello . Eh come si fa di botto a togliere denaro destinata a pagare stipendi , fornitori, Erario?

    Ci sarebbero i crediti da riscuotere; sono tanti ma ci vorrebbe uno sceriffo di Nottigham per passare di casa in casa e da quell’orecchio gli operatori elettorali non vogliono SENTIRE ragione; i votini hanno la precedenza assoluta su
    ogni tempesta.

    Le bollette? Le tasche dei Sardi? E’ vero che ci sono le autorita’ di controllo come Arera ma, chissa’ non per tutte le voci di bolletta. Magari per le spese di subentro utenze si potrebbe fare Cifra o su altre.

    Non rimane che un impegno scritto sulla battigia , come fanno tutti gli innamorati di questo mondo : “””Lauretta ti amero’ per sempre!””” (:-))

    Va bene, vi dico una cosa , se si e’ riusciti a sfangarla con una Dichiarazione delle spese elettorali, perche’ non anche con l’Unione Europea?

  7. A ha detto:
    4 Novembre 2025 alle 08:28

    E cosa ci si può aspettare da una magistratura corrotta e completamente schierata a favore di grilloidi e pidioti?
    La Corte dei Conti è troppo impegnata ad impedire che si faccia il ponte di Messina che costa €14 miliardi mentre dormiva sul Superbonus 110% che ne costa complessivamente 123 che però è un’ideona grillina.
    Ecco perché è ASSOLUTAMENTE INDISPENSABILE votare SÌ al prossimo referendum confermativo sulla riforma della giustizia.

  8. Mario Pudhu ha detto:
    4 Novembre 2025 alle 08:08

    … Ite raju votadu custa maggiominoranza a «orgoglio» fémina!!!

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